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Piazzetta Simone Martini, 4 – 50026 San Casciano V.P. (Firenze)

Il coraggio gentile del Terzo Settore

Dalla Misericordia di San Casciano all’eredità di Don Milani: quando il servizio civile diventa atto di pace e coscienza

In un tempo in cui la parola “servizio” è sempre più associata a obblighi militari e imposizioni dall’alto, esiste ancora un’Italia che sceglie la via della cura, della responsabilità e dell’umanità. È l’Italia del Terzo Settore, quella delle Misericordie, delle associazioni civiche, del volontariato che non fa rumore ma cambia vite. A San Casciano in Val di Pesa, l’Arciconfraternita della Misericordia è testimone viva di questo coraggio gentile.

Una forma di impegno che affonda le sue radici nella storia e si rinnova oggi anche attraverso il servizio civile universale, erede diretto dell’obiezione di coscienza. Non è un caso se proprio nel 1972, con la legge n. 772, venne introdotta questa alternativa al servizio militare, grazie all’impegno del senatore Giovanni Marcora. Una svolta che sanciva il diritto a rifiutare le armi in nome di un’etica diversa, fatta di cura invece che di violenza, di dialogo invece che di obbedienza cieca.

“L’obbedienza non è più una virtù”, scriveva Don Lorenzo Milani nella sua lettera ai cappellani militari, un testo ancora oggi necessario. Non lo è per chi sceglie ogni giorno di indossare una divisa senza gradi, quella del volontario, dell’operatore sociale, di chi si mette al servizio del prossimo con gesti semplici ma fondamentali.

Misericordia: secolare, ma ancora contemporanea

L’Arciconfraternita della Misericordia di San Casciano in Val di Pesa è dal 1631 un esempio virtuoso di come il Terzo Settore sappia coniugare tradizione e innovazione sociale. Radicata nel territorio, con una storia lunga secoli, l’associazione è diventata Ente del Terzo Settore (ETS), rilanciando il proprio ruolo nel sistema di welfare partecipato.

Qui, giovani in servizio civile lavorano ogni giorno fianco a fianco con volontari storici e operatori sanitari. È un incontro tra generazioni, tra esperienze e visioni del mondo che si contaminano e si arricchiscono. Chi partecipa al servizio civile non “rinuncia” a qualcosa: sceglie consapevolmente una forma attiva di cittadinanza, che mette al centro la persona, la comunità e i bisogni reali.

Tra cura e relazione: la dimensione umana dell’assistenza

Il cuore del Terzo Settore, e della Misericordia in particolare, batte nel legame tra cura e relazione. Gli operatori sanitari si dedicano al corpo e alla mente, spesso in momenti delicati e complessi; gli operatori sociali intervengono sul contesto, sulle fragilità invisibili, sugli equilibri sociali. Due ruoli distinti, ma inscindibili, che condividono una stessa etica: quella dell’aiuto.

Entrambi si muovono mossi da un senso profondo di responsabilità verso il prossimo, consapevoli che la salute non è solo assenza di malattia, ma equilibrio tra dimensione fisica, mentale e sociale. In questo quadro, la Misericordia rappresenta un microcosmo dove questa interconnessione prende forma concreta ogni giorno.

Obiettori ieri, costruttori oggi

L’obiettore di coscienza di ieri è il costruttore di comunità di oggi. Chi rifiuta l’obbligo dell’uniformità e sceglie il servizio civile fa una scelta politica, nel senso più nobile e umano del termine. È una forma di resistenza che non alza muri, ma tende mani. È una militanza della pace, un impegno che rompe il silenzio attraverso la prossimità.

In questo senso, il pensiero di Don Milani continua ad attraversare le generazioni, offrendo una bussola etica per leggere il presente.

In un mondo che fatica a riconoscere il valore della cura, del tempo donato, dell’impegno non retribuito, il Terzo Settore ci ricorda che esiste un altro modo di servire il proprio Paese: farlo con coraggio, con gentilezza e con la certezza che ogni vita toccata conta.